In perfetta sintonia con i tempi, qualcuno dice pure un po’ in ritardo, si stanno moltiplicando nel Belpaese le aziende innovative e smart che propongo ai consumatori italiani la spesa online e la consegna sulla porta di casa.
Un click e via, senza neanche alzarsi dal divano. Comodo, no?
Nel 2015 il mercato online della spesa a domicilio registrava un fatturato di 0,4 miliardi. Nel 2020 siamo a 2,5 con il 2019 a 1,6. Si sta impennando e non poco. Il futuro? Ancora di più. Senza dubbio ma con qualche dubbio.
Gli sceneggiatori, non certo dall’altro ieri, propongono canovacci basati su futuri distopici che vedono l’umanità completamente riversata nell’online. Tutto su internet, tutto subito e tutto senza fatica fisica.
Questo è interessante? Utile? Certo in tempi di pandemia globale e di segregazione forzata (quantomeno indotta) la risposta non può essere che sì. Ma. Dopo? Durante? Poi?
Siamo certi che le implicazioni sullo sviluppo e l’andamento della vita umana siano positive? Siamo certi che il servizio così com’è, bello e crudo, non sia un preludio alla sedentarietà e alla casalinghità come stile di vita permanente?
Abituati come siamo al libero mercato, alla libera circolazione di merci ed esseri umani. Chissà.