Paul George risponde così ai giornatisti in postgame: “it was a bad shoot…but, hey, He made it.”
Esatto, Damiano, stiamo parlando proprio di te.
E stiamo parlando di una gara playoff, non proprio di un’ amichevole settembrina. Il volto del coach di Portland comunica una certa… perplessità… nonostante il suo leader abbia fatto una cosa pazzesca!
Quante volte ci siamo rivolti in maniera stizzita, per usare un eufemismo, ad un giocatore che sceglie di concludere a bassa percentuale? Solo che poi, capita, fa canestro. Quindi ha ragione lui. Sempre. Perché ha fatto canestro. E quindi?
Stiamo parlando, come da titolo, di decision making. Del QI cestistico dei nostri giocatori e delle scelte, continue e ad altissima velocità, che i nostri atleti si trovano a fare in ogni fase del gioco.
L’argomento è molto vasto. Per oggi, con gli spunti del #lunedìdelcoach, soffermiamoci sulle domande che ci poniamo in fase di programmazione del lavoro. Possiamo allenare la capacità di scelta? Date le scelte possibili, qual è la scelta migliore? Possiamo allenare i nostri atleti a farla?
In generale, lato allenatori, si concorda che in fase offensiva la migliore scelta sia quella di tentare la conclusione con la percentuale di realizzabilità più alta possibile. Il classico tiro facile o “aperto”.
Damiano, come abbiamo visto in apertura, non è d’accordo con questo elemento.
Detto e scherzato su ciò, noi cerchiamo di focalizzarci su quello che possiamo fare nel nostro quotidiano e nell’insegnamento della pallacanestro.
In questa direzione credo possiamo convenire che alcuni aspetti, alcuni comportamenti, siano simili (se non uguali) sia a livello settore giovanile che a livello senior.
Per stimolare la riflessione comincio formulando un assioma: qualsiasi esercizio andrò a programmare e proporre ai miei ragazzi, esso dovrà sempre essere inserito all’interno di situazioni reali. Come se stessimo giocando in gara.
Questo mi consente di allenare contemporaneamente sia i fondamentali del gioco sia, in evoluzione, la corretta (auspicabile?) utilizzazione degli stessi in fase di gara.
Conclusioni a canestro 1vs0, livello giovanile, a partire dall’U13: terzo tempo e arresto di potenza. Una volta che il fondamentale è stato dimostrato, provate a secco e appreso può essere replicato al variare di tempo e spazio. Come posso allenare la lettura del giocatore? Come posso stimolarlo a decidere quale delle due possibilità utilizzare? Ricreo, nel proseguimento del piano di allenamento, una situazione reale e metto quindi il giocatore nelle condizioni di allenare la scelta. Posso farlo, ad esempio, inserendo un aiuto difensivo didattico.
Mi metto in posizione di post (lato debole) e faccio partire l’atleta dal palleggio in guardia/ala lato forte. Se, mentre si avvicina a canestro, porto l’aiuto e creo un contatto con lui gli suggerisco di utilizzare un arresto di potenza. Più indicato in quella situazione perché più stabile e più in equilibrio, più pronto ad assorbire il contatto e ad aumentare quindi la percentuale di realizzabilità. Se invece ritardo l’aiuto e rimango distante, suggerisco al giocatore di essere ancora più veloce ed esplosivo con una conclusione in terzo tempo.
La fase successiva consiste nel sostituire il coach, o l’assistente, con un giocatore. E giocare.
Questa tipologia di progressione ci permette, a qualsiasi livello, di costruire dei piani di allenamento tesi a stimolare il giocatore. A renderlo pensante e attivo, facendogli compiere in maniera ripetitiva i gesti solo nel momento in cui devono essere appresi a livello psicomotorio. Poi, subito dopo, alleniamo i nostri giocatori a scegliere!
Cosa ne pensate? Ho utilizzato un esempio troppo banale? Possiamo applicare questo ragionamento, questa attitudine registica, anche a livello superiore? Leggere l’uscita dal blocco, il pick n roll dal palleggio, la difesa a zona e a uomo? Leggere la partita?
Io penso di sì, sempre. Sta solo a noi impostare il lavoro in questa direzione.
Ci leggiamo lunedì prossimo con…il fondamentale!